29 pensieri su “Il giudizio dei lettori e delle lettrici”
La partenza (l’incipit direbbero quelli colti) e’ un filo complessa, nel senso che compaiono troppi personaggi, in un arco di pagine troppo ristretto, e si rischia di non seguire il filo della storia.
Ma appena preso l’abbrivio, la lettura scorre che e’ un piacere.
D’altro canto, definirlo legal thriller e’ decisamente riduttivo, in quanto se e’ vero che nel libro si dipana una storia secondo le migliori tradizioni di legal thriller da Rapporto Pelikan in avanti, e’ anche vero che le pagine sono intrise di massime di vita e di filosofia di vita cui ben si attaglia l’antico brocardo “si parva licet componere magnis”.
Se e’ permesso un paragone, per certi aspetti mi ha ricordato gli ultimi due libri di Diego De Silva (Non avevo capito niente e Mia suocera beve), che consiglio a tutti quelli che non li hanno ancora letti.
Insomma, e’ la risposta del Nord a De Silva e Carofiglio.
P.S. Un altro grande autore di “gialli filosofici” che merita di essere letto e’ Santo Piazzese (I delitti di via Medina Sidonia e La doppia vita di Mr.Laurent, usciti entrambi con Sellerio).
La machine judiciaire vue de l’intérieur.
Grâce à une construction très maitrisée, les événements s’ajustent les uns les autres comme les pièces d’un puzzle. Dès les premières pages du livre, naît le désir d’en savoir plus, de suivre les personnages, de découvrir le déroulement de l’histoire.
Dans l’intime, Alberto fait merveille, ses personnages, pris par les doutes et les questionnements, inscrits dans notre époque troublée, ne sont pas parfaits mais vrais et attachants.
Un roman profondément humain ce qui est une qualité inestimable.
Non finisco mai di stupirmi degli innumerevoli modi diversi che inventano gli scrittori per dare inizio alle loro opere. Il prologo di questo libro preannuncia originalità nella struttura e crea un punto interrogativo che impedisce qualsiasi sosta. Nelle pagine che seguono lo stile narrativo si conferma asciutto, fluente ed altamente ironico, tutti elementi che rendono la lettura piacevole e veloce fino all’ultima pagina. La trama è avvincente, come si addice ad un buon legal thriller con finale brillante, in cui dati che all’inizio del libro potevano sembrare di secondaria importanza contribuiscono a chiudere perfettamente il cerchio.
Scritto in terza persona. Ogni personaggio ed ogni evento viene visto dagli occhi degli altri personaggi. Ma c’è uno di loro che vede e che osserva di più. E’ il protagonista del libro che guarda la vita ed esprime i suoi pensieri condizionato (forse) dall’attraversamento di una seconda “linea d’ombra”. E questa parte filosofica del libro riesce a catturare l’attenzione del lettore senza mai risultare pesante.
Bellissima e divertente la descrizione e la caratterizzazione dei personaggi che stanno sullo sfondo: l’avvocato “trombone”, il prete “trafficone”, il delinquente “imbranato”.
E visto che su questa pagina c’è già un commento in francese: Ένα ωραίο βιβλίο, για όλους τους αναγνώστες!
Procedura d’urgenza esplora la nostra quotidianità.
I protagonisti sono raccontati con una tale fedeltà alla vita che alla fine ci sembra di conoscerli uno ad uno, di essere loro amici.
E’ avvincente l’intreccio tra le vicende professionali dei protagonisti e il racconto delle loro amicizie, delle loro inquietudini, dei loro amori.
Sullo sfondo, il legal thriller e le intelligenti incursioni nei meccanismi della macchina giudiziaria
E poi, c’è il racconto della vita di una coppia, anche questo talmente fedele alla nostra quotidianità, con le sue piccole trasgressioni e incomprensioni, attese e riconciliazioni, che alla fine, quando chiudi il libro, hai la sensazione di avere le idee più chiare sul misterioso universo dell’amore.
In realtà i paragoni che individua Mario Fezzi nel commento lasciato sono da condividersi. Ricorda molto nell’avvio de Silva.
Il desiderio di definire psicologia dei personaggi e visione del mondo di ciascuno è così presente nella prima metà che pare un po’ di rimirare il volo d’un pellicano: c’è metodo e struttura nel suo lento staccarsi dalle acque sinchè poi imperiosamente vola.
Tutta la fatica iniziale è funzionale alla leggerezza del volo acrobatico che la natura gli richiede.
Il distacco imperioso avviene più o meno a metà, nel personale gusto di lettore, quando il ritmo diviene incalzante e si resta incollati sino alla fine: gli appassionati di MotoGp potrebbero dire che da metà si sta tutti in piedi sul divano a vedere come finiscono le ultime staccate.
Lo stile mi ricorda i migliori scrittori di thriller stranieri (oggi il paragone corre facilmente a Trevanian, per la profondità dei personaggi; ma non è sbagliato neppure ricordare Winslow per la capacità di tessere la trama e tenerla o Glauser per le atmosfere).
C’è il fantastico desiderio di dar voce a storie che si narrano da sé, e il talento per lasciare che trovino il proprio perfetto ritmo narrativo.
“Procedura d’urgenza” è un romanzo così avvincente che non riesci a smettere di leggerlo: ogni pagina non fa che aumentare la curiosità per un intrigo – insieme personale e professionale – che diviene sempre più complesso fino alla conclusione…stupefacente!
I personaggi sono simpatici e ben caratterizzati tant’è che sembra quasi di sentirli vivi, di vederli muoversi davanti a noi. Particolarmente affascinante – a parer mio – risulta Claudio, con quel suo vivere perso nel suo mondo…in perenne lotta con il tempo e il disordine.
Piacevolissimo lo stile dell’autore: scorrevole ma frizzante, capace di stupire pur senza dare l’idea di volerlo fare per forza.
Bello, davvero bello!
Ho letto il libro con molto piacere. Non sono un lettore di polizieschi e gialli e infatti Procedura d’urgenza è qualcosa di diverso, con numerosi piani narrativi e con una notevole capacità descrittiva e introspettiva (l’ufficio, i colleghi, le relazioni…). Spero che ottenga buoni risultati.
Sono un’appassionata lettrice di romanzi, nonostante che in agosto compirò 89 anni. Mia nipote Roberta mi ha regalato il romanzo Procedura d’urgenza e l’ho letto con grande piacere: mi è piaciuto persino di più dei libri di Carofiglio!
La trama del libro si costruisce nel tempo come un tessuto di parole, che svela lentamente i suoi preziosi colori, ora tenui e delicati come le nostalgie ed i sentimenti dei protagonisti, ora forti e quasi accecanti,come le storie di quotidiana ingiustizia che riempiono le aule di Tribunale.
E non è facile dire cosa sia più affascinante, se l’abile intreccio delle vicende che tanto assomigliano alla cronaca vera, oppure i misteri silenziosi racchiusi nei pensieri dei protagonisti.
Ed infine, il mistero mai svelato: l’abile tessitore della trama, che nella vita è uno scrittore ma anche un bravissimo avvocato proprio come alcuni dei protagonisti della storia, si sarà mai punto col suo moderno fuso nel creare quel tessuto di parole?
E quale personaggio avrà preso vita da una piccola stilla del suo sangue?
Ritmo, dinamicità e intensità consentono di divorare le pagine di questo romanzo. Può sembrare retorico ma “Procedura d’urgenza” è davvero un libro che si legge “tutto d’un fiato”.
Colpisce per l’intreccio tra l’originalità della storia e la profondità delle vite dei personaggi raccontati che, a loro volta, sono un intreccio continuo tra amore, passione e impegno quotidiano del lavoro. Un lavoro fatto di fascicoli contenti “l’inzio, lo sviluppo e l’epilogo di una storia (…) degna di essere vissuta perchè vera”.
Senza dubbio il finale soddisfa le aspettative che il lettore coltiva sin dalle prime pagine.
Gran bel libro, non c’è che dire!
Dopo qualche difficoltà iniziale a seguire la trama, una volta familiarizzato con i personaggi, la lettura procede rapida e scorrevole, la storia diviene sempre più avvincente ed il ritmo narrativo sempre più incalzante.
I protagonisti, ricchi di umanità e di passione, sono molto ben caratterizzati, ed alla fine del romanzo ti sembra di conoscerli da sempre.
Il racconto è credibile ma non banale, e l’ambiente in cui si svolge la vicenda è descritto con ironia ed intelligenza.
Belle e stimolanti sono le citazioni letterarie, in realtà più numerose di quelle di cui l’Autore ci svela, alla fine, la fonte.
Spettacolare è infine l’invenzione del “messaggio cifrato” di Federica a Claudio, che regala il titolo al romanzo.
Insomma, un libro da leggere e consigliare agli amici, anche se non sono avvocati!
Che bel libro che ha scritto Alberto Piccinini!
E’ un lavoro che innazitutto parla di sentimenti, di rapporti tra amici che si intendono al volo, anche con una semplice occhiata, che se necessario ricorrono ad un loro linguaggio esclusivo per difendersi dai pericoli e rinsaldare la compattezza del gruppo.
In questo quadro si inseriscono le riflessioni sull’attività di avvocato, sulle ragioni della scelta lavorativa vissuta in maniera così coinvolgente che ogni giorno deve essere riverificata per evitare che diventi routine. Non è importante condividere o dissentire dalle opinioni e dalle scelte di vita dei protagonisti, ma comprendere che si tratta di un esercizio non eludibile anche per il lettore. E’ qui che scatta il coinvolgimento di chi legge, e dà la misura di un libro “riuscito”.
Naturalmente nel libro c’è anche altro: un intrigo giallo che si legge con gusto, scritto bene ed anche con ironia, ed ovviamente il lieto fine. Sarebbe però far torto al libro considerarlo un legal thriller, col solito avvocato investigatore.
Ritmo crescente per una storia dai toni gialli intensi, in cui si mescolano magnificamente le vicende private e professionali dei numerosi protagonisti in un crescendo di emozioni e colpi di scena, che portano il lettore col fiato alla gola fino all’epilogo finale.
Assolutamente da leggere!
Il libro è tutto meno che un legal thriller. E di certo l’intenzione dell’autore non era quella di scrivere un romanzo giallo (mi pare evidente che l’editore abbia scelto una quarta di copertina un pò furbetta). La trama è solo il preteso (necessario) per scrivere d’altro:
scrivere di persone, che diventano la chiave per descrivere l’oggi di un segmento di una generazione ben precisa, ben conosciuta e ben resa dall’autore;
scrivere del rapporto che si è creato all’interno delle persone di questo segmento e fra loro ed altre che per cultura, ceto sociale o generazione appartengono ad un mondo “diverso”.
La scelta di legare il tutto in una trama simil giallo rivela la sua felicità nel momento in cui due dei protagonisti adoperano l’uso più “intimo” del linguaggio per dare la svolta decisiva. L’utilizzo di parole che hanno un senso preciso fra due interlocutori e che al contempo nulla vogliono dire all’orecchio di terzi è uno dei momenti di maggiore complicità fra veri amici o fra amanti. E il rapporto fra amici, che magari non credono neppure più di essere tali, mi pare uno dei temi del romanzo.
Ho letto che qualcuno si è lamentato per l’apparire di troppi personaggi all’inizio del libro, ma ho anche dato in questo sito una sbirciata alle letture dell’autore. Se avesse letto Thomas Pynchon magari ne avrebbe infilato almeno una dozzina in più. Personalmente l’avrei gradito, come ho gradito l’inizio di questo libro.
Ho trovato il libro molto avvincente e l’ho letto tutto d’un fiato. Ho molto apprezzato il prologo e l’epilogo. Magari non è un complimento ma le pagine scorrevano come le immagini di un bel film nelle diverse “locations” in montaggio alternato e ho cominciato a immaginare chi ne avrebbe potuto fare la regia e chi l’avrebbe potuto interpretare. La colonna sonora è già indicata nel libro ed è perfetta. Bravo Alberto Piccinini, davvero.
Il libro consiste nel tentativo di combinare una serie di riflessioni personali con la tecnica della spy-story, ovvero con l’abusato meccanismo giallistico che pare sia ormai l’unico modo con cui chi vuole scrivere qualcosa si conquista un pubblico e un editore, nell’epoca della c.d. “commercialiazzazione” del romanzo (v. “non incoraggiate il romanzo” di A. Berardinelli). Il tentativo non sembra riuscito. Infatti la parte più felice del libro sta proprio quando, circa alla metà, prende corpo il plot. Le vicende personali da quel momento risultano o in ombra o poco convincenti. Ciò non toglie che la lettura risulti gradevole e che vi siano spesso passaggi felici. L’autore dovrebbe decidersi tra il fare come Carofiglio (scegliere la tecnica del “giallo” come fondamentale metodo espressivo) o scegliere altre vie, certo più impervie Luigi Mariucci
Il libro mi ha ricordato “Boccalone” (di Enrico Palandri, ed. L’erba voglio, 1979) il cui sottotitolo è “Storia vera piena di bugie”.
La generazione impegnata del ’77 “viaggia” (per molti occorrerebbe usare il passato, ma non per coloro, seri e coerenti, come Alberto Piccinini) nell’impegno sociale e a difesa dei lavoratori senza porre in secondo piano il vissuto personale per dare grande importanza ad una sorta di psicanalisi vissuta come conoscenza del sé e alle relazioni affettive e di amicizia.
Non ci si deve meravigliare, allora, se l’opera di Alberto Piccinin possa essere iscritta nel filone letterario in cui si trovano tanti “mostri sacri” come Svevo, Moravia, Berto, De Carlo.
Mi piace fantasticare su come avrebbe reagito quella stessa generazione 35 anni fa nel leggere il libro di Piccinini ovvero sapere come sarebbero diventati.
Una storia molto piacevole. Bello il conflitto del protagonista che traballa tra la fede operaia e il cinismo della maturita’. Resta sempre lui, nonostante qualche cinico commento. Gli resta il desiderio di cambiare qualche cosa e sa di avere la possibilita’ di farlo. Il plot si svolge armonioso. I personaggi sono ben descritti. Mi e’ piaciuto !
PROCEDURA D’URGENZA mi ha divertito, interessato e coinvolto. Divertito per la sua (ormai rara) scrittura limpida e scorrevole. Interessato e coinvolto perché – appartenendo, però a generazione precedente a quella dei protagonisti – ho vissuto (e in parte vivo) molte delle situazioni (e contraddizioni) descritte.Per questo ho passato il libro ai giovani che fanno parte con me dello Studio Associato, certo che sarà oggetto di discussione e strumento per una riflessione sulla funzione dell’avvocato e sul modo di esercitare la (non felice) professione.
è difficile leggere romanzi scritti da persone che si conoscono personalmente. soprattutto se mettono molta della loro esperienza privata (pur accuratamente mixata) nel testo. si finisce per misurare il successo di chi scrive dalla sua capacità di distrarci da questa consapevolezza, da quanto riesce a farci separare l’autore dal libro. nel romanzo di piccinini ci sono momenti in cui questo succede, soprattutto nella fase più avanzata della narrazione, ed è possibile abbandonarsi al testo. una critica benevola: ho provato disagio per l’insistenza eccessiva sui riferimenti letterari.
In occasione della presentazione del suo libro, ho avuto modo di conoscere l’Autore il quale, dopo aver appreso della mia professione di avvocato, mi ha chiesto un parere sul personaggio di Federica.
Gli ho risposto, in verità molto laconicamente, che:”l’avvocata è troppo perfettina”.
In realtà alludevo a me stessa.
Mi sono identificata in uno dei personaggi della storia e questo, a mio parere, rende il libro un romanzo degno di nota.
Sdraiata sulla “mia” spiaggia in Sardegna (ci vengo da quando ero bambina e, prima di me, ci venivano mio padre e mia nonna) ho finito di leggere l’ultima riga di Procedura d’urgenza … E’ davvero carino … Mi sono piaciuti i personaggi, le loro storie e soprattutto la storia dei loro pensieri … Del “nostro” lavoro di avvocati mi ha sorpreso ritrovare due mie convinzioni: la prima è che si tratta di un “mestiere” come un altro, che non merita la “sacra aura” che gli si vuole attribuire, se non per il modo con cui ognuno lo esercita (anche per questo come per tutti i mestieri) e la seconda è che il suo maggior pregio, oltre al rivestire, come nessun altro lavoro, le caratteristiche di un gioco (quale altro lavoro ti consente di esclamare : “..ho vinto!… ho vinto! …”, oppure : “ho perso! …”?) è quello di metterci in condizione di fare, ogni tanto, una cosa “giusta”.
With compliments
per il bel libro (procedura d’urgenza, intendo), che ha allietato la pausa estiva di chi ha purtroppo poco tempo per leggere …
Mi è piaciuto il crescendo sincronico dei personaggi che entrano nella trama, accumunati dalla dimenticanza …e poi lo sgranarsi degli eventi .. bello, incalzante, aderente alla vita di tutti (e di tutti i giorni): quello che dovrebbe essere un romanzo popolare.
A.
The best police/lawyer fiction is always written by those who have lived in it and have the imagination to see things at their worst.
Piccinini draws us into the world of Italian courts, law and gritty intrigue in the finest tradition of the genre….but with a twist. Those of us used to seeing these stories unfold in a familiar world of Anglo Saxon, Perry Mason kind of fiction, will see something both very familiar and fresh her. His characters are well drawn and totally believable. The world he paints of life in an Italian court system…the place he places this world….is fascinating and believable.
Davvero un bel libro! Fa sempre piacere quando un avvocato si toglie, idealmente, la toga, dismette i panni del difensore di una delle parti di un processo (in questo caso … quella giusta!) e schiude all’ignaro lettore le porte di un mondo che ai più quando non è del tutto antipatico, è per lo meno indifferente, e comunque sconosciuto, quanto ai meccanismi che al di là delle formule e dei riti sotto sotto lo regolano: i consigli al professore-maestro a margine di un udienza, gli avvocati ragionieri che non sgarrano di un punto e quelli che trovano l’ispirazione solo dopo la mezzanotte, magari perché durante il giorno sono troppo impegnati a rassicurare i clienti del fatto che stanno seguendo, proprio in quel momento, proprio il loro caso! Davvero un bel libro, che si fa leggere in fretta e di gusto…….l’unica cosa…….mi è rimasto un po l’amaro in bocca……….ma che fine ha fatto nick????
Complimenti!
Il libro è scritto bene e ha un bel ritmo che cresce pagina dopo pagina.
La leggerezza con cui tratti (e tratteggi) i tuoi personaggi è evidentemente una di quelle leggerezze profonde che colgono l’impulso, la forza caotica della vita, di quelle che fanno preferire Bizet a Wagner (prima citazione); d’altra parte quelli come Wagner che tentano di spiegarti tutto hanno alcuni momenti grandissimi e tanti brutti quarti d’ora (e due…dovrai arrangiarti a scoprire di chi sono perché non metterò nessun elenco alla fine). Io ho conosciuto, potrei dire riconosciuto, fra quelli che ho incrociato nella vita, Roberto e Valentina, ma anche Nick, Elena e Luigi. Potrei dirti come voterebbero ai referendum, se preferiscono il mare alla montagna e come reagirebbero se qualcuno chiedesse loro un prestito. Eppure di loro so quelle poche cose che tu hai detto senza scavare troppo, con leggerezza appunto. Hai descritto con questa leggerezza dei fiori ma hai fatto sentire dove arrivano le radici e su quale terreno sono spuntati senza vantarti della tua cultura orto botanica, senza giudicare e disprezzarne il profumo o il colore. E questo è un grande dono.
Un pregio va assolutamente segnalato: i personaggi minori, i caratteri che in letteratura come al cinema spesso fanno la differenza. Dalla segretaria all’amante per una notte, dalla fatalona al professore. Sono belli e per i miei gusti un maggior rilievo sarebbe stato gradito.
Mi è piaciuta la Bologna che fa da scenario alle storie. A differenza della maggior parte dei gialli o noir che dir si voglia ambientati appunto nella nostra città non ci sono vampiri, serial killers e assassini ad ogni occhio di portico. Ma non è nemmeno la Bologna da cartolina (Leggere il broker per tutti). Mi sembra che ti sia piaciuto più scoprirla che utilizzarla. E questo mi è sembrato bello.
E poi mi è piaciuta molto la metafora della vita come un teatro in cui l’essere supremo è distratto o si addormenta. Tanti anni fa scrissi un bestiario e una di queste “poesie” terminava così : Vola alto, vola o falco / tutto quanto è una commedia / questo mondo fa da palco / e in platea non v’è una sedia. Come vedi nel mio piccolo…
Inoltre sottoscrivo con entusiasmo la considerazione filosofica che definirei Russelliana – e questo è davvero un gran complimento – e mi conforta sapere che al mondo qualcuno pensi di fare qualche cosa di giusto, anche qualcosa di piccolo, non per paura di una dannazione eterna ma perché è umano, logico e intelligente.
Fitzgerald diceva “ c’è chi scrive per dire qualcosa e chi perché ha qualcosa da dire”. Finito il tuo romanzo mi sento di dire che hai scritto un libro perché avevi qualcosa da dire.
Il fatto è che in Italia il genere letterario senza aggettivi è assai in declino.
Se un tempo la linea di confine o, come piace dire ad altri ben più colti di me, “la linea d’ombra” tra “lettore” e “scrittore” era netta e decisa, oggi pare che non sia più così.
Si è passati da una dimensione elitaria del genere ad una dimensione di massa, nella quale non vi è rassegnazione a svolgere un ruolo di “spettatore”.
Slavo rari casi (vedi la linea d’ombra di cui sopra), la mera lettura e la mera critica o discussione letteraria
non basta più.
Ed ecco un fiorire, come ben sostiene Mariucci, di romanzi e romanzini vari, con pretese più o meno artistiche.
Non è questo il caso.
Ma il fenomeno nella sua patologia va affrontato, ‘pena la morte del romanzo ed una infinita sofferenza degli appassionati del genere (vedi sempre la linea d’ombra in narrativa).
Procedura d’urgenza mi ha fatto compagnia in una bellissima giornata al mare. Ho iniziato a leggerlo per la curiosità di intercettare qualche “nota” autobiografica dell’autore e presto sono stata conquistata dal susseguirsi serrato degli avvenimenti, dall’ umanità dei personaggi e all’eleganza stilistica, che hanno reso davvero gradevolissima la lettura.
Con disincanto e senza rinunciare ad un pizzico d’ironia, Alberto Piccinini racconta la vita degli avvocati associati Claudio, Federica e Roberto; mentre l’esistenza personale appare scandita dalla regolarità quotidiana, racchiusa fra le quattro mura della normalità che può diventare soffocante come l’afa di agosto, quella professionale sembra essere molto più che un mezzo per guadagnarsi da vivere: il luogo dove realizzare se stessi e i propri ideali, anche se la necessità di fatturare costringe inevitabilmente i nostri al compromesso (argomento che mi è molto familiare).
Impossibile non affezionarsi a Claudio, adorabile nella sua sfuggevolezza, nel suo disordine, nelle sue distrazioni, nella sua perpetua lotta contro il tempo (mi somiglia tanto); impossibile non provare tenerezza per Federica, con la sua femminilità irrisolta: non porta il reggiseno (per comodità o per protesta?), ha fatto troppo spesso l’amante, ha rinviato a lungo il suo desiderio di stabilità affettiva e di maternità. Impossibile non provare comprensione per Roberto, lacerato tra l’amore per le figlie e l’amore extraconiugale per Valentina.
Tutti i personaggi cercano, a modo loro, la felicità, cedendo ad una necessità di liberazione che segue il ritmo dell’attesa: l’attesa del figlio per Claudio ed Elena (che si impone tra i protagonisti per il suo essere forte e fragile al contempo), l’attesa della normalità per Federica e Luigi, l’attesa dell’amore per Roberto e Valentina.
L’autore (che deve essere un ottimista di natura) offre una via d’uscita a tutti i suoi personaggi, a condizione, però, che la vogliano (Nick non la vuole, Ibraim sì).
Tutto questo parlare di vita è perfettamente inserito nella trama del giallo e del romanzo d’azione, con una padronanza non comune.
Forse sporcare un po’ il linguaggio non avrebbe guastato all’economia complessiva di un libro che mi sento di consigliare a tutti.
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La partenza (l’incipit direbbero quelli colti) e’ un filo complessa, nel senso che compaiono troppi personaggi, in un arco di pagine troppo ristretto, e si rischia di non seguire il filo della storia.
Ma appena preso l’abbrivio, la lettura scorre che e’ un piacere.
D’altro canto, definirlo legal thriller e’ decisamente riduttivo, in quanto se e’ vero che nel libro si dipana una storia secondo le migliori tradizioni di legal thriller da Rapporto Pelikan in avanti, e’ anche vero che le pagine sono intrise di massime di vita e di filosofia di vita cui ben si attaglia l’antico brocardo “si parva licet componere magnis”.
Se e’ permesso un paragone, per certi aspetti mi ha ricordato gli ultimi due libri di Diego De Silva (Non avevo capito niente e Mia suocera beve), che consiglio a tutti quelli che non li hanno ancora letti.
Insomma, e’ la risposta del Nord a De Silva e Carofiglio.
P.S. Un altro grande autore di “gialli filosofici” che merita di essere letto e’ Santo Piazzese (I delitti di via Medina Sidonia e La doppia vita di Mr.Laurent, usciti entrambi con Sellerio).
La machine judiciaire vue de l’intérieur.
Grâce à une construction très maitrisée, les événements s’ajustent les uns les autres comme les pièces d’un puzzle. Dès les premières pages du livre, naît le désir d’en savoir plus, de suivre les personnages, de découvrir le déroulement de l’histoire.
Dans l’intime, Alberto fait merveille, ses personnages, pris par les doutes et les questionnements, inscrits dans notre époque troublée, ne sont pas parfaits mais vrais et attachants.
Un roman profondément humain ce qui est une qualité inestimable.
Non finisco mai di stupirmi degli innumerevoli modi diversi che inventano gli scrittori per dare inizio alle loro opere. Il prologo di questo libro preannuncia originalità nella struttura e crea un punto interrogativo che impedisce qualsiasi sosta. Nelle pagine che seguono lo stile narrativo si conferma asciutto, fluente ed altamente ironico, tutti elementi che rendono la lettura piacevole e veloce fino all’ultima pagina. La trama è avvincente, come si addice ad un buon legal thriller con finale brillante, in cui dati che all’inizio del libro potevano sembrare di secondaria importanza contribuiscono a chiudere perfettamente il cerchio.
Scritto in terza persona. Ogni personaggio ed ogni evento viene visto dagli occhi degli altri personaggi. Ma c’è uno di loro che vede e che osserva di più. E’ il protagonista del libro che guarda la vita ed esprime i suoi pensieri condizionato (forse) dall’attraversamento di una seconda “linea d’ombra”. E questa parte filosofica del libro riesce a catturare l’attenzione del lettore senza mai risultare pesante.
Bellissima e divertente la descrizione e la caratterizzazione dei personaggi che stanno sullo sfondo: l’avvocato “trombone”, il prete “trafficone”, il delinquente “imbranato”.
E visto che su questa pagina c’è già un commento in francese: Ένα ωραίο βιβλίο, για όλους τους αναγνώστες!
Procedura d’urgenza esplora la nostra quotidianità.
I protagonisti sono raccontati con una tale fedeltà alla vita che alla fine ci sembra di conoscerli uno ad uno, di essere loro amici.
E’ avvincente l’intreccio tra le vicende professionali dei protagonisti e il racconto delle loro amicizie, delle loro inquietudini, dei loro amori.
Sullo sfondo, il legal thriller e le intelligenti incursioni nei meccanismi della macchina giudiziaria
E poi, c’è il racconto della vita di una coppia, anche questo talmente fedele alla nostra quotidianità, con le sue piccole trasgressioni e incomprensioni, attese e riconciliazioni, che alla fine, quando chiudi il libro, hai la sensazione di avere le idee più chiare sul misterioso universo dell’amore.
In realtà i paragoni che individua Mario Fezzi nel commento lasciato sono da condividersi. Ricorda molto nell’avvio de Silva.
Il desiderio di definire psicologia dei personaggi e visione del mondo di ciascuno è così presente nella prima metà che pare un po’ di rimirare il volo d’un pellicano: c’è metodo e struttura nel suo lento staccarsi dalle acque sinchè poi imperiosamente vola.
Tutta la fatica iniziale è funzionale alla leggerezza del volo acrobatico che la natura gli richiede.
Il distacco imperioso avviene più o meno a metà, nel personale gusto di lettore, quando il ritmo diviene incalzante e si resta incollati sino alla fine: gli appassionati di MotoGp potrebbero dire che da metà si sta tutti in piedi sul divano a vedere come finiscono le ultime staccate.
Lo stile mi ricorda i migliori scrittori di thriller stranieri (oggi il paragone corre facilmente a Trevanian, per la profondità dei personaggi; ma non è sbagliato neppure ricordare Winslow per la capacità di tessere la trama e tenerla o Glauser per le atmosfere).
C’è il fantastico desiderio di dar voce a storie che si narrano da sé, e il talento per lasciare che trovino il proprio perfetto ritmo narrativo.
“Procedura d’urgenza” è un romanzo così avvincente che non riesci a smettere di leggerlo: ogni pagina non fa che aumentare la curiosità per un intrigo – insieme personale e professionale – che diviene sempre più complesso fino alla conclusione…stupefacente!
I personaggi sono simpatici e ben caratterizzati tant’è che sembra quasi di sentirli vivi, di vederli muoversi davanti a noi. Particolarmente affascinante – a parer mio – risulta Claudio, con quel suo vivere perso nel suo mondo…in perenne lotta con il tempo e il disordine.
Piacevolissimo lo stile dell’autore: scorrevole ma frizzante, capace di stupire pur senza dare l’idea di volerlo fare per forza.
Bello, davvero bello!
Ho letto il libro con molto piacere. Non sono un lettore di polizieschi e gialli e infatti Procedura d’urgenza è qualcosa di diverso, con numerosi piani narrativi e con una notevole capacità descrittiva e introspettiva (l’ufficio, i colleghi, le relazioni…). Spero che ottenga buoni risultati.
Sono un’appassionata lettrice di romanzi, nonostante che in agosto compirò 89 anni. Mia nipote Roberta mi ha regalato il romanzo Procedura d’urgenza e l’ho letto con grande piacere: mi è piaciuto persino di più dei libri di Carofiglio!
La trama del libro si costruisce nel tempo come un tessuto di parole, che svela lentamente i suoi preziosi colori, ora tenui e delicati come le nostalgie ed i sentimenti dei protagonisti, ora forti e quasi accecanti,come le storie di quotidiana ingiustizia che riempiono le aule di Tribunale.
E non è facile dire cosa sia più affascinante, se l’abile intreccio delle vicende che tanto assomigliano alla cronaca vera, oppure i misteri silenziosi racchiusi nei pensieri dei protagonisti.
Ed infine, il mistero mai svelato: l’abile tessitore della trama, che nella vita è uno scrittore ma anche un bravissimo avvocato proprio come alcuni dei protagonisti della storia, si sarà mai punto col suo moderno fuso nel creare quel tessuto di parole?
E quale personaggio avrà preso vita da una piccola stilla del suo sangue?
Ritmo, dinamicità e intensità consentono di divorare le pagine di questo romanzo. Può sembrare retorico ma “Procedura d’urgenza” è davvero un libro che si legge “tutto d’un fiato”.
Colpisce per l’intreccio tra l’originalità della storia e la profondità delle vite dei personaggi raccontati che, a loro volta, sono un intreccio continuo tra amore, passione e impegno quotidiano del lavoro. Un lavoro fatto di fascicoli contenti “l’inzio, lo sviluppo e l’epilogo di una storia (…) degna di essere vissuta perchè vera”.
Senza dubbio il finale soddisfa le aspettative che il lettore coltiva sin dalle prime pagine.
Gran bel libro, non c’è che dire!
Dopo qualche difficoltà iniziale a seguire la trama, una volta familiarizzato con i personaggi, la lettura procede rapida e scorrevole, la storia diviene sempre più avvincente ed il ritmo narrativo sempre più incalzante.
I protagonisti, ricchi di umanità e di passione, sono molto ben caratterizzati, ed alla fine del romanzo ti sembra di conoscerli da sempre.
Il racconto è credibile ma non banale, e l’ambiente in cui si svolge la vicenda è descritto con ironia ed intelligenza.
Belle e stimolanti sono le citazioni letterarie, in realtà più numerose di quelle di cui l’Autore ci svela, alla fine, la fonte.
Spettacolare è infine l’invenzione del “messaggio cifrato” di Federica a Claudio, che regala il titolo al romanzo.
Insomma, un libro da leggere e consigliare agli amici, anche se non sono avvocati!
Che bel libro che ha scritto Alberto Piccinini!
E’ un lavoro che innazitutto parla di sentimenti, di rapporti tra amici che si intendono al volo, anche con una semplice occhiata, che se necessario ricorrono ad un loro linguaggio esclusivo per difendersi dai pericoli e rinsaldare la compattezza del gruppo.
In questo quadro si inseriscono le riflessioni sull’attività di avvocato, sulle ragioni della scelta lavorativa vissuta in maniera così coinvolgente che ogni giorno deve essere riverificata per evitare che diventi routine. Non è importante condividere o dissentire dalle opinioni e dalle scelte di vita dei protagonisti, ma comprendere che si tratta di un esercizio non eludibile anche per il lettore. E’ qui che scatta il coinvolgimento di chi legge, e dà la misura di un libro “riuscito”.
Naturalmente nel libro c’è anche altro: un intrigo giallo che si legge con gusto, scritto bene ed anche con ironia, ed ovviamente il lieto fine. Sarebbe però far torto al libro considerarlo un legal thriller, col solito avvocato investigatore.
Ritmo crescente per una storia dai toni gialli intensi, in cui si mescolano magnificamente le vicende private e professionali dei numerosi protagonisti in un crescendo di emozioni e colpi di scena, che portano il lettore col fiato alla gola fino all’epilogo finale.
Assolutamente da leggere!
Il libro è tutto meno che un legal thriller. E di certo l’intenzione dell’autore non era quella di scrivere un romanzo giallo (mi pare evidente che l’editore abbia scelto una quarta di copertina un pò furbetta). La trama è solo il preteso (necessario) per scrivere d’altro:
scrivere di persone, che diventano la chiave per descrivere l’oggi di un segmento di una generazione ben precisa, ben conosciuta e ben resa dall’autore;
scrivere del rapporto che si è creato all’interno delle persone di questo segmento e fra loro ed altre che per cultura, ceto sociale o generazione appartengono ad un mondo “diverso”.
La scelta di legare il tutto in una trama simil giallo rivela la sua felicità nel momento in cui due dei protagonisti adoperano l’uso più “intimo” del linguaggio per dare la svolta decisiva. L’utilizzo di parole che hanno un senso preciso fra due interlocutori e che al contempo nulla vogliono dire all’orecchio di terzi è uno dei momenti di maggiore complicità fra veri amici o fra amanti. E il rapporto fra amici, che magari non credono neppure più di essere tali, mi pare uno dei temi del romanzo.
Ho letto che qualcuno si è lamentato per l’apparire di troppi personaggi all’inizio del libro, ma ho anche dato in questo sito una sbirciata alle letture dell’autore. Se avesse letto Thomas Pynchon magari ne avrebbe infilato almeno una dozzina in più. Personalmente l’avrei gradito, come ho gradito l’inizio di questo libro.
Ho trovato il libro molto avvincente e l’ho letto tutto d’un fiato. Ho molto apprezzato il prologo e l’epilogo. Magari non è un complimento ma le pagine scorrevano come le immagini di un bel film nelle diverse “locations” in montaggio alternato e ho cominciato a immaginare chi ne avrebbe potuto fare la regia e chi l’avrebbe potuto interpretare. La colonna sonora è già indicata nel libro ed è perfetta. Bravo Alberto Piccinini, davvero.
Il libro consiste nel tentativo di combinare una serie di riflessioni personali con la tecnica della spy-story, ovvero con l’abusato meccanismo giallistico che pare sia ormai l’unico modo con cui chi vuole scrivere qualcosa si conquista un pubblico e un editore, nell’epoca della c.d. “commercialiazzazione” del romanzo (v. “non incoraggiate il romanzo” di A. Berardinelli). Il tentativo non sembra riuscito. Infatti la parte più felice del libro sta proprio quando, circa alla metà, prende corpo il plot. Le vicende personali da quel momento risultano o in ombra o poco convincenti. Ciò non toglie che la lettura risulti gradevole e che vi siano spesso passaggi felici. L’autore dovrebbe decidersi tra il fare come Carofiglio (scegliere la tecnica del “giallo” come fondamentale metodo espressivo) o scegliere altre vie, certo più impervie Luigi Mariucci
Il libro mi ha ricordato “Boccalone” (di Enrico Palandri, ed. L’erba voglio, 1979) il cui sottotitolo è “Storia vera piena di bugie”.
La generazione impegnata del ’77 “viaggia” (per molti occorrerebbe usare il passato, ma non per coloro, seri e coerenti, come Alberto Piccinini) nell’impegno sociale e a difesa dei lavoratori senza porre in secondo piano il vissuto personale per dare grande importanza ad una sorta di psicanalisi vissuta come conoscenza del sé e alle relazioni affettive e di amicizia.
Non ci si deve meravigliare, allora, se l’opera di Alberto Piccinin possa essere iscritta nel filone letterario in cui si trovano tanti “mostri sacri” come Svevo, Moravia, Berto, De Carlo.
Mi piace fantasticare su come avrebbe reagito quella stessa generazione 35 anni fa nel leggere il libro di Piccinini ovvero sapere come sarebbero diventati.
Una storia molto piacevole. Bello il conflitto del protagonista che traballa tra la fede operaia e il cinismo della maturita’. Resta sempre lui, nonostante qualche cinico commento. Gli resta il desiderio di cambiare qualche cosa e sa di avere la possibilita’ di farlo. Il plot si svolge armonioso. I personaggi sono ben descritti. Mi e’ piaciuto !
PROCEDURA D’URGENZA mi ha divertito, interessato e coinvolto. Divertito per la sua (ormai rara) scrittura limpida e scorrevole. Interessato e coinvolto perché – appartenendo, però a generazione precedente a quella dei protagonisti – ho vissuto (e in parte vivo) molte delle situazioni (e contraddizioni) descritte.Per questo ho passato il libro ai giovani che fanno parte con me dello Studio Associato, certo che sarà oggetto di discussione e strumento per una riflessione sulla funzione dell’avvocato e sul modo di esercitare la (non felice) professione.
è difficile leggere romanzi scritti da persone che si conoscono personalmente. soprattutto se mettono molta della loro esperienza privata (pur accuratamente mixata) nel testo. si finisce per misurare il successo di chi scrive dalla sua capacità di distrarci da questa consapevolezza, da quanto riesce a farci separare l’autore dal libro. nel romanzo di piccinini ci sono momenti in cui questo succede, soprattutto nella fase più avanzata della narrazione, ed è possibile abbandonarsi al testo. una critica benevola: ho provato disagio per l’insistenza eccessiva sui riferimenti letterari.
In occasione della presentazione del suo libro, ho avuto modo di conoscere l’Autore il quale, dopo aver appreso della mia professione di avvocato, mi ha chiesto un parere sul personaggio di Federica.
Gli ho risposto, in verità molto laconicamente, che:”l’avvocata è troppo perfettina”.
In realtà alludevo a me stessa.
Mi sono identificata in uno dei personaggi della storia e questo, a mio parere, rende il libro un romanzo degno di nota.
Sdraiata sulla “mia” spiaggia in Sardegna (ci vengo da quando ero bambina e, prima di me, ci venivano mio padre e mia nonna) ho finito di leggere l’ultima riga di Procedura d’urgenza … E’ davvero carino … Mi sono piaciuti i personaggi, le loro storie e soprattutto la storia dei loro pensieri … Del “nostro” lavoro di avvocati mi ha sorpreso ritrovare due mie convinzioni: la prima è che si tratta di un “mestiere” come un altro, che non merita la “sacra aura” che gli si vuole attribuire, se non per il modo con cui ognuno lo esercita (anche per questo come per tutti i mestieri) e la seconda è che il suo maggior pregio, oltre al rivestire, come nessun altro lavoro, le caratteristiche di un gioco (quale altro lavoro ti consente di esclamare : “..ho vinto!… ho vinto! …”, oppure : “ho perso! …”?) è quello di metterci in condizione di fare, ogni tanto, una cosa “giusta”.
With compliments
per il bel libro (procedura d’urgenza, intendo), che ha allietato la pausa estiva di chi ha purtroppo poco tempo per leggere …
Mi è piaciuto il crescendo sincronico dei personaggi che entrano nella trama, accumunati dalla dimenticanza …e poi lo sgranarsi degli eventi .. bello, incalzante, aderente alla vita di tutti (e di tutti i giorni): quello che dovrebbe essere un romanzo popolare.
A.
The best police/lawyer fiction is always written by those who have lived in it and have the imagination to see things at their worst.
Piccinini draws us into the world of Italian courts, law and gritty intrigue in the finest tradition of the genre….but with a twist. Those of us used to seeing these stories unfold in a familiar world of Anglo Saxon, Perry Mason kind of fiction, will see something both very familiar and fresh her. His characters are well drawn and totally believable. The world he paints of life in an Italian court system…the place he places this world….is fascinating and believable.
For my money, he’s the next Carofiglio.
Davvero un bel libro! Fa sempre piacere quando un avvocato si toglie, idealmente, la toga, dismette i panni del difensore di una delle parti di un processo (in questo caso … quella giusta!) e schiude all’ignaro lettore le porte di un mondo che ai più quando non è del tutto antipatico, è per lo meno indifferente, e comunque sconosciuto, quanto ai meccanismi che al di là delle formule e dei riti sotto sotto lo regolano: i consigli al professore-maestro a margine di un udienza, gli avvocati ragionieri che non sgarrano di un punto e quelli che trovano l’ispirazione solo dopo la mezzanotte, magari perché durante il giorno sono troppo impegnati a rassicurare i clienti del fatto che stanno seguendo, proprio in quel momento, proprio il loro caso! Davvero un bel libro, che si fa leggere in fretta e di gusto…….l’unica cosa…….mi è rimasto un po l’amaro in bocca……….ma che fine ha fatto nick????
Complimenti!
Il libro è scritto bene e ha un bel ritmo che cresce pagina dopo pagina.
La leggerezza con cui tratti (e tratteggi) i tuoi personaggi è evidentemente una di quelle leggerezze profonde che colgono l’impulso, la forza caotica della vita, di quelle che fanno preferire Bizet a Wagner (prima citazione); d’altra parte quelli come Wagner che tentano di spiegarti tutto hanno alcuni momenti grandissimi e tanti brutti quarti d’ora (e due…dovrai arrangiarti a scoprire di chi sono perché non metterò nessun elenco alla fine). Io ho conosciuto, potrei dire riconosciuto, fra quelli che ho incrociato nella vita, Roberto e Valentina, ma anche Nick, Elena e Luigi. Potrei dirti come voterebbero ai referendum, se preferiscono il mare alla montagna e come reagirebbero se qualcuno chiedesse loro un prestito. Eppure di loro so quelle poche cose che tu hai detto senza scavare troppo, con leggerezza appunto. Hai descritto con questa leggerezza dei fiori ma hai fatto sentire dove arrivano le radici e su quale terreno sono spuntati senza vantarti della tua cultura orto botanica, senza giudicare e disprezzarne il profumo o il colore. E questo è un grande dono.
Un pregio va assolutamente segnalato: i personaggi minori, i caratteri che in letteratura come al cinema spesso fanno la differenza. Dalla segretaria all’amante per una notte, dalla fatalona al professore. Sono belli e per i miei gusti un maggior rilievo sarebbe stato gradito.
Mi è piaciuta la Bologna che fa da scenario alle storie. A differenza della maggior parte dei gialli o noir che dir si voglia ambientati appunto nella nostra città non ci sono vampiri, serial killers e assassini ad ogni occhio di portico. Ma non è nemmeno la Bologna da cartolina (Leggere il broker per tutti). Mi sembra che ti sia piaciuto più scoprirla che utilizzarla. E questo mi è sembrato bello.
E poi mi è piaciuta molto la metafora della vita come un teatro in cui l’essere supremo è distratto o si addormenta. Tanti anni fa scrissi un bestiario e una di queste “poesie” terminava così : Vola alto, vola o falco / tutto quanto è una commedia / questo mondo fa da palco / e in platea non v’è una sedia. Come vedi nel mio piccolo…
Inoltre sottoscrivo con entusiasmo la considerazione filosofica che definirei Russelliana – e questo è davvero un gran complimento – e mi conforta sapere che al mondo qualcuno pensi di fare qualche cosa di giusto, anche qualcosa di piccolo, non per paura di una dannazione eterna ma perché è umano, logico e intelligente.
Fitzgerald diceva “ c’è chi scrive per dire qualcosa e chi perché ha qualcosa da dire”. Finito il tuo romanzo mi sento di dire che hai scritto un libro perché avevi qualcosa da dire.
Il fatto è che in Italia il genere letterario senza aggettivi è assai in declino.
Se un tempo la linea di confine o, come piace dire ad altri ben più colti di me, “la linea d’ombra” tra “lettore” e “scrittore” era netta e decisa, oggi pare che non sia più così.
Si è passati da una dimensione elitaria del genere ad una dimensione di massa, nella quale non vi è rassegnazione a svolgere un ruolo di “spettatore”.
Slavo rari casi (vedi la linea d’ombra di cui sopra), la mera lettura e la mera critica o discussione letteraria
non basta più.
Ed ecco un fiorire, come ben sostiene Mariucci, di romanzi e romanzini vari, con pretese più o meno artistiche.
Non è questo il caso.
Ma il fenomeno nella sua patologia va affrontato, ‘pena la morte del romanzo ed una infinita sofferenza degli appassionati del genere (vedi sempre la linea d’ombra in narrativa).
A me è piaciuto tanto.
Neppure, però,”figu mundial” mi dispiaceva, seppure nella diversità enorme del genere.
Procedura d’urgenza mi ha fatto compagnia in una bellissima giornata al mare. Ho iniziato a leggerlo per la curiosità di intercettare qualche “nota” autobiografica dell’autore e presto sono stata conquistata dal susseguirsi serrato degli avvenimenti, dall’ umanità dei personaggi e all’eleganza stilistica, che hanno reso davvero gradevolissima la lettura.
Con disincanto e senza rinunciare ad un pizzico d’ironia, Alberto Piccinini racconta la vita degli avvocati associati Claudio, Federica e Roberto; mentre l’esistenza personale appare scandita dalla regolarità quotidiana, racchiusa fra le quattro mura della normalità che può diventare soffocante come l’afa di agosto, quella professionale sembra essere molto più che un mezzo per guadagnarsi da vivere: il luogo dove realizzare se stessi e i propri ideali, anche se la necessità di fatturare costringe inevitabilmente i nostri al compromesso (argomento che mi è molto familiare).
Impossibile non affezionarsi a Claudio, adorabile nella sua sfuggevolezza, nel suo disordine, nelle sue distrazioni, nella sua perpetua lotta contro il tempo (mi somiglia tanto); impossibile non provare tenerezza per Federica, con la sua femminilità irrisolta: non porta il reggiseno (per comodità o per protesta?), ha fatto troppo spesso l’amante, ha rinviato a lungo il suo desiderio di stabilità affettiva e di maternità. Impossibile non provare comprensione per Roberto, lacerato tra l’amore per le figlie e l’amore extraconiugale per Valentina.
Tutti i personaggi cercano, a modo loro, la felicità, cedendo ad una necessità di liberazione che segue il ritmo dell’attesa: l’attesa del figlio per Claudio ed Elena (che si impone tra i protagonisti per il suo essere forte e fragile al contempo), l’attesa della normalità per Federica e Luigi, l’attesa dell’amore per Roberto e Valentina.
L’autore (che deve essere un ottimista di natura) offre una via d’uscita a tutti i suoi personaggi, a condizione, però, che la vogliano (Nick non la vuole, Ibraim sì).
Tutto questo parlare di vita è perfettamente inserito nella trama del giallo e del romanzo d’azione, con una padronanza non comune.
Forse sporcare un po’ il linguaggio non avrebbe guastato all’economia complessiva di un libro che mi sento di consigliare a tutti.